U muto

Foto Lorenzo Loreti

Alla fine riuscirono ad agganciare l’uncino del paranco e si misero a tirare, accompagnando lo sforzo con la voce per darsi il ritmo.
Appena la barca fu fuori dall’onda Virgona aiutò le donne a scendere, mentre Pino toglieva il tappo da poppa: dal foro di scarico l’acqua cominciò a uscire a fontanella. 
I fimmene – diceva zu Stefano – erano bianche in faccia, più bianche della calce appena pittata. Sarà stato per la paura e perché mericane erano.
Mezz’ora più tardi, il vento era calato e la spiaggia era ricoperta dai vestiti di quei cristiani. Li avevano stesi sui sassi ad asciugare a una leggera brezza marina.
Zu Stefano aveva di nuovo levato dal baule di legno le coperte di lana grezza e gliele aveva date per coprirsi. Erano ruvide e puzzavano di chiuso ma riparavano dal freddo.
Il giorno seguente, con l’aiuto di Tersita e Nunziata, venne fatto un gran bucato. Anche gli indumenti nei bagagli si erano bagnati ed erano induriti dal sale.
Pino conficcò, tra i sassi della spiaggia, alcuni legni e vi tirò le sue lenze da pesca. Ad asciugare al sole c’era soprattutto biancheria femminile.
Scesero tutti a Porto per vedere sti cristiani – raccontava Virgona – da tutteparti dell’isola vinnero!
E avvicinandosi all’orecchio di Francesco, per dare un senso di confidenza a quello che stava per dirgli: I reggiminne taliavano! Così fatti non li avevano visti mai e ci facevano sangue più delle minne delle mugghiere loro!
Zu Stefano dovette ammettere che quel periodo fu molto eccitante per tutti.
Quei cristiani erano venuti per girare un film.

9 commenti:

  1. Da filicudaro d'adozione, penso che un libro come questo mancasse, e che Paolo Chicco abbia il grande merito d'aver colmato una lacuna e aperto una strada anche per altri.
    So che sono tanti i "turisti" della prima ora che tengono segretamente diari, che conservano appunti, che vanno annotando storie...
    E bene fanno, perché non solo il mare, il clima, il paesaggio, la dolcezza delle sere estive e l'ospitalità gentile degli isolani sono i meriti di Filicudi, ma soprattutto le storie - sorprendenti, maliziose, vivaci, postmoderne, bibliche, greche, saracine, subacquee, primitive, notarili, avvocatesche, pescherecce, edilizie, agricole, alcoliche (e d'altre sostanze) - che quest'isola riesce incessantemente a produrre.
    Alcune sono raccolte qui, ne "La Maledizione di Mezzapica", un libro che si legge d'un fiato, e che dà conto in modo piacevole, garbato, rispettoso, puntuale, di un mondo appena passato, ancora presente nei ricordi di chi ne è stato testimone.

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  2. Bello, mi ha fatto rivivere tanti ricordi di Filicudi. Mi è piaciuta in particolare la seconda parte, la storia di Salvatore e Lucia e il personaggio del brigadiere.

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  3. Confesso ll mio pre-giudizio, prima di iniziare la lettura: un libro di racconti siciliani ambientati a Filicudi, con abbondanti spruzzate di lingua siciliana, scritto da chi si definisce - egli stesso - un sabaudo? Bene che vada, si ispirerà volente o no a un Camilleri, nulla di nuovo e tuttavia non in grado di reggere il confronto.... Ed invece, con piacere, ho letto dei racconti brevi, vivaci, " imparentati " tra loro l'un l'altro per i personaggi che ritornano. Racconti che restituiscono bene, a chi anche solo un poco la conosce, una certa sicilianità, assai peculiare perchè si tratta del quotidiano, nei decenni scorsi ( anni 60-70?), degli isolani di Filicudi. Resi con sinteticità di narrazione e vocazione alla nitidezza i paesaggi aspri dell'isola, in un momento storico precedente rispetto al, sia pur rispettoso, boom turistico che ha poi toccato le Eolie. Su tutto, in ogni racconto, l'ironia dell' autore che spia dall'esterno con leggerezza le vanità, l'umanità, le furberie dei personaggi, sotto questo profilo sì universali. Consigliato !

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  4. Caro Paolo, finalmente il Tuo libro.
    Ovviamente, per parlare di te, non poteva che essere su Filicudi. Che poi è un po' la stessa cosa.
    Il libro si legge d'un fiato ed in un certo senso, per chi ti conosce, in molte pagine si legge lo specchio della tua anima.
    L'oltraggio, più di tutti, è la fusione tra il tuo essere isolano ed il tuo essere penalista, come lo sei, tutti i giorni in studio.
    e come mi hai insegnato ad esserlo.
    Umano, irrazionale, di buon senso, bambino, nel diritto come nella vita.
    con il vento e con la mareggiata (così come nella sciara) o con il cielo terso ed il mare calmo, come quando c'è quel silenzio che quasi fa più paura della tempesta.
    Un libro che è più che una serie di vite da leggere è un modo di leggere la vita. di tutti.

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  5. Caro Paolo, facendo parte di quelle persone che, pur raramente, approdano a Filicudi da decenni, ho iniziato a leggere il tuo libro con un sentimento di affetto alla ricerca di memorie di personaggi e di luoghi conosciuti e affascinanti.
    E invece ho scoperto che sai scrivere molto bene. Scusa la semplicità della frase, potrei riempire la pagina con motivazioni e quant'altro, ma non certo banalmente, per me significa attraverso la lettura "vedere", "sentire", "odorare" , cogliere le emozioni dei protagonisti delle tue storie, poter immaginare il loro passato e un'aspettativa di futuro.
    Sono in attesa del tuo prossimo libro ....un po' più lungo Please. Questo l'ho letto tutto d'un fiato! Buon lavoro.

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  6. Caro Paolo,
    è un libro bello, che mi è piaciuto moltissimo sia per la sensibilità con cui rende il contesto dell'isola e i caratteri dei suoi abitanti, sia per lo stile "asciutto" con cui tutti i capitoli sono scritti; stile asciutto che non ti impedisce di rendere con grande sensibilità i sentimenti e le sfumature psicologiche dei personaggi.
    Bravo, molto bravo!
    Marco

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  7. Bello, piacevole e nuovo ma… troppo breve, si “beve” d’un fiato e ti lascia la voglia di saperne di più. Chi ha incontrato ancora Francesco? Quali storie ha ascoltato ancora? Prevedi di farne una continuazione? A chi conosce Filicudi e i suoi abitanti, questo libro permette di rivedere l’isola, di sentire sul viso la carezza del vento caldo che giunge dal mare. di rivederne la gente ascoltando le loro cadenze. A chi non la conosce fa venire la voglia di andarci, di vedere i suoi anfratti, di scoprire nel volto rugoso di qualche pescatore il protagonista di struggenti, e talvolta impossibili, storie d’amore. Aspetto il prossimo. Anna Poscente

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  8. Ho letto il libro seduto su una panchina. Il panorama sullo sfondo era quello delle tue amate isole Eolie. La lettura, mattutina, mi ha rasserenato dopo una brutta nottata. Io lo giudico un buon risultato, non so tu.
    A presto e grazie per la piacevole mattinata

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  9. A lettura ultimata, si ha la voglia e la curiosità di rimanere ancora in ascolto delle storie vissute ed immaginate dagli isolani.

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